Sono più di 2000 che le antiche filosofie yogiche ci raccontano che la realtà è sensibilmente modificata dalla nostra coscienza, dalla COSCIENZA che poi specularmente si divide in miliardi di frammenti che sono le nostre coscienze individuali, teorie suffragate dai più illustri scienziati da almeno 100 anni e, ancora oggi, l’ignaro uomo comune, fa la guerra.
Finchè continueremo a viverre il conflitto con noi stessi, in coppia, in famiglia, in società, i paesi si faranno ancora la guerra. Dedicare attenzione a ciò che si muove dentro di noi va a modificare inevitabilmente la percezione di ciò che vediamo al di fuori, poiché riflesso del percepiente.
Invece di dirigere la nostra attenzione all'esterno dovremmo cercare Quel Qualcosa di immateriale, internamente, che funga da lente per raffinare la percezione del mondo che ci circonda: la realtà che chiamiamo oggettiva, ma che di oggettivo in termini quantistici non ha proprio nulla..
Il mondo delle “cose” è energia almeno quanto un nostro pensiero, solamente a densità differente, ed il nostro cervello come una lastra olografica riproduce l’immagine dello stimolo esterno grazie alle interferenze d’onda della luce che lo colpisce svelando la forma dell’ oggetto stesso(per approfondire clicca qui). Una forma che parla più delle qualità delle forze che tengono uniti gli atomi tra di loro più che di un effettivo peso, una massa e una posizione nello spazio in un determinato tempo. Sempre che questi parametri non siano l’ennesima illusione. Il cervello è il traduttore delle vibrazioni che provengono da ciò che percepiamo come altro da noi.
Ma se la sostanza che compone noi e gli oggetti è la stessa, mossa dalla stesso principio, noi ed il mondo la fuori siamo un mare indiviso di onde vibrazionali. Tutto è Uno, senza confini che creano conflitti, e quando la nostra coscienza giunge a polarizzarsi su questi parametri solo allora non avremo più guerre, dentro e fuori di noi.
Come facciamo a sciogliere il conflitto? Come si manifesta ? quando entriamo in conflitto percepiamo la separazione tra due forze apparentemente opposte, parti di noi oppure riflessi delle stesse sugli altri. E’ cosi che lavora l’ombra, vediamo sempre negli altri parti di noi che non riusciamo ancora ad integrare, perchè siamo stati separati dall’Uno e esperiamo in questa dimensione la missione di ritornarvi. Quando entriamo nel conflitto con l’altro vogliamo avere ragione. Ma siamo capaci di dare la ragione? Quando siamo aggrediti, fisicamente mentalmente o sentimentalmente, vogliamo essere compresi ma siamo in grado di comprendere?
Qualcuno ci ha detto Ama il prossimo tuo come te stesso, che per me fa il palio con Non fare ad altri ciò che non desideri sia fatto a Te.
Si sa che l’insegnamento migliore viene impartito da chi ne è esempio vivente, più che da chi lo enuncia per una semplice credenza mentale. Ricordo sempre con piacere quel racconto su Gandhi, che parla di come rimandò a casa un ragazzino e sua madre che gli aveva chiesto di parlare con il figlio e convincerlo a non mangiare più caramelle. Il Maestro le disse che si sarebbero rivisti solamente quando lui stesso avrebbe smesso di mangiarle. Sempre a lui sono attribuite le parole “Sii tu stesso il cambiamento che vuoi vedere nel mondo.”
Vogliamo essere capiti? Allora dobbiamo capire. Vogliamo avere ragione allora dobbiamo imparare a dare la ragione, vogliamo la pace? Dobbiamo incarnare la Pace stessa.
Nessuno dice che sia facile, ma prima comprendiamo che questa è la strada e prima accorciamo i tempi per far accadere ciò che può e deve, l’evoluzione del nostro Pianeta.
Abbandonare il conflitto è esperienza e non narrazione mentale, è catarsi, è integrazione e trasformazione di qualcosa che già c’è, lontano dalla frustrazione data dalla falsa tolleranza, quell’atteggiamento forzatamente New Age di Ammore per ogni creatura e di abnegazione cieca del proprio io per il bene altrui. Queste sono ennesime illusioni che prima o poi fanno traboccare i vasi…e poi i conflitti diventano nucleari.
Di Valentina Azzini
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